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Dal febbraio del 1522 al giugno del 1525 per più di tre anni Ludovico Ariosto fu commissario del duca di Ferrara Alfonso I in Garfagnana, la regione impervia e selvaggia, covo di banditi e masnadieri, restituitasi proprio allora, dopo la morte del pontefice Leone X, alla Signoria estense. Di questo periodo e della sua attività di governo resta un folto gruppo di lettere, ben 156 delle 214 a noi pervenute, una vera e propria cronistoria di quella straordinaria esperienza affrontata con coraggio e lodevole operosità da un uomo strappato, per necessità di vita, al mondo dei suoi affetti e dei suoi studi. L'intervento dell'Ariosto non sempre sostenuto, anzi spesso osteggiato dalle direttive del duca Alfonso, si manifesta in queste lettere come pratica di una sana amministrazione, come attenzione particolare a difesa dei diritti dei più deboli, nonché come notevole senso di misura e di equilibrio nei rapporti diplomatici con le autorità delle terre confinanti, lucchesi o fiorentine che fossero. Una saggezza e una moralità nella pratica quotidiana, ma con i tratti distintivi del più grande Ariosto.